Ambrogio qualcosa di buono l’ha fatto!

Mi chiesero un giorno, il rapporto tra Architettura e Urbanistica. “Cavolo!” Ho pensato. Mica poco e poi avevo a disposizione solo una pagina, era uno di quei momenti in cui non sai da dove partire, tante sono le cose che ti passano per la mente. Poi ho focalizzato e mi son saltati alla mente due grandi personaggi della storia, non so perché esattamente, ma è andata così: Ambrogio Lorenzetti e Dante Alighieri!
“Cosa c’entrano?” Vi chiederete voi. Effettivamente il sillogismo non è immediato, ma se andiamo ad analizzare i principali temi che si propongono, una giustificazione a ciò la troviamo. 

Effetti del Buon Governo in città, 1338-1339, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena. Immagine tratta da Wikipedia.org

Effetti del Buon Governo in città, 1338-1339, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena. Immagine tratta da Wikipedia.org

Per prima cosa si evidenzi il miglioramento di pianificazione territoriale:
1) delimitare il confine tra il territorio urbanizzato da quello rurale, con tutte le sue difficoltà di intento viste le varie frange e brandelli senza identità cui purtroppo assistiamo spesso nei nostri panorami e dunque è ovvia l’immagine delle allegorie del Buono e Cattivo Governo e i loro effetti sulle città del Lorenzetti, seppure sia stato dipinto nella prima metà del ‘300 sembra ancora abbastanza attuale come concetto.

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La Selva Oscura della Divina Commedia di Dante, immagine tratta da ladivinacommedia.altervista.org

2) Esigenza di dare una definizione al termine “territorio” e lo distinguiamo da quello degradato, abbandonato, sia esso di natura pubblica o privata. Vi poniamo un segno di errore, un cenno di diniego alla visione di quegli scorci di “boscaglia” intesa nel suo significato più negativo e allora ecco il secondo riferimento, stavolta dantesco: “mi trovai per una selva oscura” e aggiungerei: “che la diritta via era smarrita…” (cit.) e col Buon Governo forse ritroveremo. “Dice”…poi non si sa se è vero! Cioè se lo ritroveremo effettivamente, diatribe tra l’effettivamente buono, l’apparentemente sano, il politicamente s-corretto. Mah…via via Caronte ci diventa matto e continua a far su e giù sulla sua barchetta.

Ora lasciando questi riferimenti e tornando alla questione “urbanistica-architettura” potremmo identificare alcuni punti:

1. In prima base abbiamo detto “il patrimonio territoriale” rappresenta il punto archimedeo dei nostri giorni, per la ricostruzione di un’idea centrale e univoca di territorio, un preciso desiderio e anzi necessità che è il rinnovato bisogno di unicità che riguarda sia il mondo scientifico che politico, il territorio inteso come modello di sviluppo contemporaneo che è stato spesso ferito, espulso e calpestato. Ed aggiungo anche che il territorio è stato spesso vittima delle cementificazioni che definirei le “invasioni barbariche” dei nostri giorni. Quelle speculazioni edilizie fatte a occhi chiusi e in netta divergenza con quelle che sono le reali necessità dal punto di vista demografico.

2. Ad essa segue, la voglia di contrastare l’utilizzo sconsiderato di suolo a favore del riuso e delle riqualificazione. Un blocco deciso al consumo di suolo, impone però anche la necessità di demarcare il terreno urbanizzato e non. Facile a dirsi e non a farsi, per quegli episodi infernali danteschi che vedono il protagonista, cittadino in questo caso, perdersi in frange di territorio prive di una precisa identità e facendo dei parallelismi tra consumo di suolo e suo degrado: un’area degradata è più soggetta al fenomeno della cementificazione, rispetto a un’area rurale ben definita e ordinata. Una limitazione al consumo di suolo avviene bloccando il fenomeno dello “sprawl” e con l’adozione di un approccio di “Urban Growt Bounndary” (U.G.B.).

3. Per finire il principio di perequazione territoriale su modello francese, a fiscalità condivisa ed equa distribuzione delle risorse.
Alla luce di ciò possiamo dire che l’architettura ha un collegamento con l’urbanistica, un ruolo centrale sia in termini progettuali, sia in termini di riqualificazione delle strutture esistenti e che la tipologia stilistica data dall’architettura è un elemento di riconoscibilità a livello urbanistico, aiutando la percezione degli ambienti, degli spazi e dei tempi-fasi della città. Difatti se leggiamo insieme l’architettura e il tessuto urbano di una città riusciremo a capirne i corsi storici della stessa.

Un motivo per cui i fenomeni di “frastagliamento” e “cementificazione sconsiderata” sono da contrastare.

Scusate, ora chiudo la finestra perché con questi argomenti c’è riscontro.

 

 

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